Giorgia stai serena.

Non sono mai stato un estimatore di Giorgia Meloni, per mille e un motivo. E fin qui niente di male, non credo di essere l’unico. Se poi penso che potrebbe presiedere il Consiglio dei Ministri succedendo a Draghi mi vengono ancora più dubbi. Ma anche qui si tratta di convinzioni personali, al pari di quelle contrarie di chi invece non vede l’ora che questa situazione si concretizzi. Punti di vista. Ma inizio a provare nei suoi confronti, non dico simpatia, ma un qualcosa di simile all’empatia. Perchè?

Proviamo a fare un discorso oggettivo sulla situazione creatasi negli ultimi giorni e da cui credo si possa partire a prescindere dalle proprie convinzioni personali. Ne emerge un quadro per cui ritengo che la stessa Meloni dovrebbe preoccuparsi. E forse lo sta già facendo.

Partiamo dall’inizio. Una settimana fa, il 17 luglio 2022, Matteo Salvini è stato ospite di Berlusconi a villa Certosa in Sardegna. Cosa si siano detti non si sa, anche se è facile immaginarlo. Ancor più per il fatto che i due, pochi giorni dopo, sono stati a tutti gli effetti gli artefici delle dimissioni di Mario Draghi da Presidente del Consiglio.

Se non sappiamo cosa si siano detti sappiamo però che cosa hanno scritto in una nota congiunta. I due sostengono di aver avuto un “lungo e cordiale incontro” in cui “hanno esaminato e approfondito la situazione politica”. Inoltre “confermano che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità”. Poi, in un moto di generosità, ci fanno sapere che “con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l’evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini”.

Perché Meloni dovrebbe preoccuparsi? I sondaggi sono ancora dalla sua parte. E invece no. Gli ultimi sondaggi danno FdI al 23,7%, il PD al 22,7%, la Lega al 15,4% e FI al 7,6%.

Provate a sommare i voti di FI e Lega e vedrete che già oggi sono praticamente alla pari con FdI. Cosa vuol dire? Che se il 25 settembre Salvini e Berlusconi si presenteranno con una lista unica raccoglieranno più voti di Meloni e allora la scelta su chi mandare a Palazzo Chigi sarà meno semplice di quanto pensino oggi i sostenitori di quest’ultima. Anche perché Berlusconi è sceso in campo pesantemente attraverso i media utilizzando i suoi vecchi cavalli di battaglia. Vecchi ma che pare funzionino ancora: pensioni minime a mille euro per iniziare, ma non escluderei tasse, posti di lavoro, dentiere, veterinari gratuiti, ecc.

A questo punto se, come è possibile, la coalizione di centrodestra dovesse avere la maggioranza in Parlamento è altrettanto possibile che Salvini diventi Presidente del Consiglio e Berlusconi Presidente del Senato che, occorre ricordarlo, è la seconda carica dello Stato dopo il Presidente della Repubblica.

E Giorgia? Se ce la farà ad ingoiare il boccone amaro per lei ci sarà un posto da vice presidente del Consiglio. Se no aspettiamoci tempi lunghi per la formazione di un nuovo Governo, con la conseguente prosecuzione di Draghi al vertice dell’esecutivo almeno fino a fine anno.

D’altronde sappiamo quale considerazione abbiano delle donne sia Salvini che Berlusconi.

Giorgia, stai serena. Come disse l’altro Matteo prima di pugnalare alla schiena Letta.

Published in: on domenica, 24 luglio, 2022 at 7:01 am  Lascia un commento  

La Torino e il Piemonte di Gipo Farassino

Perché una mappa con i luoghi citati nelle canzoni di Gipo Farassino? Innanzitutto per ricordare un personaggio che sta passando troppo in fretta nel dimenticatoio. In secondo luogo per farlo conoscere ai torinesi più giovani che non sanno cosa si sono persi finora.

Questo è solo un piccolo omaggio ad un grande uomo, ad un grande torinese. Gipo Farassino non è stato solo l’interprete di tante storie torinesi. E’ stato per molti anni la vera immagine di una città che sul continuo cambiamento ha costruito la propria storia.

Le sue canzoni, in piemontese o in italiano, poco importa, testimoniano in maniera esplicita il passaggio da una vita di borgata, piccola isola paesana all’interno della città, alla vita frenetica di metropoli industriale.

Le canzoni di Gipo spaziano da storie malinconiche e tristi a genuini esempi di umorismo subalpino. Gipo, artista eclettico, in teatro come nei suoi dischi ha tratto ispirazione dalla cultura popolare come dai cantautori italiani o dal cabaret o ancora dalla tradizione francese.

Politicamente impegnato senza ipocrisia, amante della sua Torino e della sua Juve, come tutti i personaggi più rappresentativi della città. Ma come loro sensa disturbé, con col tant d’educassion,
come a veul la tradission
, da vero Bôgianen.

Dal 6 ëd via Coni, dove nacque, fino alla strada del Pino, si articola una lunghissima serie di riferimenti a luoghi e persone in buona parte spariti. La speranza e che questo piccolo omaggio contribuisca a rinfrescare la memoria dei suoi concittadini.

Ciao somà!

Published in: on domenica, 7 febbraio, 2021 at 2:54 PM  Lascia un commento  
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Ma stiamo scherzando?

Quando una persona che ha raggiunto obiettivi di carriera e di potere, godendo di molti benefici derivanti dall’appartenenza politica e fors’anche ad altri consessi poco limpidi, arriva ad affermare che lo Stato italiano sta mettendo in scacco la vita e la libertà dei suoi cittadini, vuol dire che qualcosa di strano sta davvero succedendo in questa nostra Italia.

Non è più sufficiente un’analisi critica della situazione generata dalla pandemia, ma una riflessione più profonda sul perché una parte non indiffeerente della classe dirigente di questo Paese alimenti sentimenti di ottusa violenza nei confronti delle istituzioni.

Facciamo un piccolo passo indietro.

Il 2020 era finito senza rimpianti e con l’auspicio, più che fondato, che il 2021 fosse migliore, quand’ecco che negli Stati Uniti, non nel Lichtenstein ma negli Stati Uniti, succede quel che è successo. Ossia un tentativo apparentemente maldestro di colpo di Stato.

Unanime la disapprovazione della comunità internazionale, tranne qualche personaggio che se la ride sotto i baffi in Russia, in Corea del Nord e altrove nel Mondo, per la figuraccia fatta da quella che ancor oggi è considerata la principale potenza economica e bellica al mondo. Non per molto.

E in Italia? Tutti d’accordo? No! I leader dei due partiti che si autodefiniscono sovranisti se ne sono ben guardati. Uno, che sui social in questi giorni ha postato ogni cosa, dai banchi a rotelle alla mascherina con il volto di Borsellino, dalla Cina a Solange, si è limitato ad un generico volemose bene affermando che “la violenza non è mai la risposta o la soluzione ad alcun problema, a Washington come a Pechino” (aridaje con la Cina). Ma il nome di Trump nelle decine di post non compare nemmeno mezza volta, come se proprio non gli riuscisse di pronunciarlo. Figuriamoci criticarlo.

Il nome di Trump compare invece in un solo post della propugnatrice della triade Diopatriaefamiglia, ma sembra quasi che voglia candidarlo al Nobel per la pace augurandosi “che le violenze cessino subito come chiesto dal Presidente Trump”, finendo così con l’esporsi al pubblico ludibrio.

Tutte queste premesse per dire che temo ché ciò che si sta preparando in Italia è un qualcosa di ancor più preoccupante rispetto agli USA. E’ un anno ormai che la campagna mediatica antigovernativa sfrutta ogni argomento per mandare a gambe all’aria il governo. E fin qui niente di nuovo né di strano.

Ma l’uso e l’abuso della pandemia per scatenare la paura è qualcosa di mai visto finora. A sentire certi commenti sembra che l’Italia sia il fanalino di coda del mondo quanto a risposta del servizio sanitario (mentre lo è stato davvero, almeno in Europa, per l’economia negli ultimi dieci anni). E invece, qui sta il bello, l’Italia sta dando una prova di efficienza superiore a quella di molti altri Paesi. Allora perché rinfocolare continuamente le paure della gente per poi addossarne la colpa al Governo? Perché vomitare continuamente fake news o notizie allarmistiche per terrorizzare e disorientare le persone?

L’ultima battaglia, quella su cui si giocherà il futuro dell’Italia, è quella sui vaccini. E non c’è da stupirsi se sarà in concomitanza con le elezioni politiche.

Anche qui tocca sentire di tutto. Dalla modifica del DNA ai vaccini letali ad orologeria, dalla mancata sperimentazione agli effetti avversi sconosciuti. Tutte balle clamorose, smontate una per una sulla base di elementi oggettivi. Eppure queste fandonie circolano ogni santo giorno e stanno facendo breccia in una parte della popolazione italiana. Stanno incutendo il timore di chissà quali possibili drammatiche conseguenze.

E qui sta entrando in gioco anche un’interpretazione capziosa delle leggi e soprattutto della Costituzione. Qualche ritardato sta diffondendo l’idea che un’eventuale vaccinazione obbligatoria farebbe precipitare l’Italia nel nazismo. Si, mi è toccato di leggere anche questo. Crederò a tale fandonia sesquipedale solo quando i no vax saranno rinchiusi in campi di concentramento e sottoposti a esperimenti medici del tipo di quelli che faceva Mengele a Auschwitz. Evidentemente questi soggetti ignorano la storia ed il rispetto verso chi il nazifascismo l’ha vissuto davvero.

Eppure non si curano delle bestialità che scrivono e che fanno circolare approfittando dell’ingenuità o della dabbenaggine di una parte della popolazione.

E’ evidente che se a giugno-luglio la popolazione vaccinata non raggiungerà una percentuale tale da garantire la cosiddetta immunità di gregge, ossia il 60-70% a seconda delle opinioni scientifiche, la vaccinazione dovrà essere imposta a chi la rifiuta, come peraltro prevede l’art. 32 della Costituzione, in quanto la salute è diritto del singolo ma soprattutto interesse della collettività.

Provate quindi ad immaginare uno scenario in cui 10 o più milioni di italiani dovessero rifiutare la vaccinazione e, in piena campagna elettorale, il governo si vedesse costretto a renderla obbligatoria. Quello che è successo a Washington è niente in confronto a ciò che potrebbero combinare i sovranisti di cui sopra spalleggiati dai vari movimenti parafascisti come i forconi, i gilet arancioni, e via discorrendo.

E’ per questo che bisogna che ciascuna persona di buon senso, e sono tantissime, prima di tutto si vaccini e in secondo luogo si informi da fonti attendibili, spiegando poi ad amici e parenti che se non ci si vaccina gli unici a rischiare saranno le persone che il vaccino non possono farlo perché ad esempio affette da malattie che colpiscono il sistema immunitario.

Chi in questi anni ha avuto solo vantaggi da questo sistema abbia almeno la decenza di astenersi da commenti volgari e inconsistenti, perché finora lo Stato italiano non ha messo in pericolo la vita e la libertà dei suoi cittadini. Quanto meno non più di quanto abbiano fatto altri governi come quello statunitense, britannico o cinese. Con esiti peraltro molto diversi tra loro. Ma questo è un altro discorso.

https://app.powerbi.com/view?r=eyJrIjoiMzg4YmI5NDQtZDM5ZC00ZTIyLTgxN2MtOTBkMWM4MTUyYTg0IiwidCI6ImFmZDBhNzVjLTg2NzEtNGNjZS05MDYxLTJjYTBkOTJlNDIyZiIsImMiOjh9

Published in: on sabato, 9 gennaio, 2021 at 8:12 PM  Lascia un commento  

Verdi sì, ma di bile.

Abbiamo un sogno nel cuore, bruciare il tricolore.

Così cantavano in pubblico i militanti di un partito secessionista fino a poco tempo fa. Poi l’esigenza di arrivare al governo della nazione rappresentata dal tricolore ha suggerito loro di riservare certi slogan ad occasioni più riservate.

Questa strategia ha funzionato, tanto da consentirgli di essere al governo di 13 Regioni su 20 (con 3 presidenti di Regione) tra cui Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata. E tutto questo per un partito che nel suo attuale statuto (verificare per credere), approvato il 21 dicembre 2019, dichiara apertamente “che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana”. Tutto ciò è qualcosa che sembra andare al di là dell’umana comprensione.

Ma non è questo il punto, né questa è la sede per un’analisi dei flussi elettorali che lascio a voi, ognuno secondo il proprio orientamento politico, sempre rispettabilissimo quando non trascende nell’offesa e nell’insulto gratuito.

Ma di una cosa vale la pena di parlare, che ha attinenza sia con il partito di cui sopra sia con la salute dei cittadini lombardi: la pandemia da coronavirus che ha impietosamente messo in luce il diverso “peso” che hanno avuto le Regioni italiane nel determinarne il numero dei casi e dei decessi.

I numeri non mentono, è successo qualcosa di veramente strano e grave che nessuno ha evidenziato, o almeno nessuno ha messo in luce con la giusta rilevanza: l’Italia ha affrontato finora molto bene l’emergenza coronavirus, avendo un numero di casi e soprattutto di decessi, in linea con le nazioni europee. Questo risultato sarebbe stato ottimo se non fosse che la Lombardia ha rappresentato un “caso” del tutto particolare che ha modificato in peggio la situazione.

I numeri non mentono. Alla data di ieri, 17 settembre 2020, la situazione mondiale era la seguente per ciò che riguarda l’incidenza della malattia sulla popolazione, espressa in numero di casi registrati ogni centomila abitanti.


abitanticasiCasi/100.000
Qatar2.832.067122.4494323,66
Bahrain1.641.17262.4843807,28
Panama4.246.439102.8322421,61
Cile18.952.038439.2872317,89
Kuwait4.207.08396.9992305,61
Perù32.510.453738.0202270,10
Brasile211.049.5274.382.2632076,41
Stati Uniti329.064.9176.530.3241984,51
Israele8.519.377161.2131892,31
Oman4.974.98691.1961833,09
Colombia50.339.443728.5901447,35
Spagna46.736.776614.3601314,51
Argentina44.780.677577.3381289,26
Costarica5.047.56158.1381151,80
Sudafrica58.558.270653.4441115,89
Bolivia11.513.100128.2861114,26
Lombardia10.103.969104.0801030,09
Singapore5.804.33757.514990,88
Rep. Dominicana10.738.958105.521982,60
Arabia Saudita34.268.528327.551955,84
Svezia10.036.37987.575872,58
Belgio11.539.32895.854830,67
Iraq39.309.783303.059770,95
Russia145.872.2561.085.281743,99
Kazakistan18.551.427137.058738,80
Honduras9.746.11768.620704,08
Ecuador17.373.662121.525699,48
Portogallo10.226.18765.626641,74
Francia68.303.234383.838561,96
Gran Bretagna67.530.172378.223560,08
Romania19.364.557107.011552,61
Messico127.575.529676.487530,26
Olanda17.097.13086.237504,39
Iran82.913.906410.334494,89
Italia60.218.431293.025486,60
Ucraina43.993.638166.244377,88
Italia – Lombardia50.114.462188.945377,03
India1.366.417.7545.118.253374,57
Canada37.411.047138.803371,02
Turchia83.429.615296.391355,26
Germania83.517.045265.857318,33
Filippine108.116.615272.934252,44
Marocco36.471.76992.016252,29
Venezuela28.515.82962.655219,72
Bangladesh163.046.161342.671210,17
Nepal28.608.71058.327203,88
Pakistan216.565.318303.634140,20
Egitto100.388.073101.500101,11
Indonesia270.625.568228.99384,62
Etiopia98.665.00066.22467,12
Nigeria200.963.59956.60428,17
Cina1.433.783.68690.7536,33

Com’è facile vedere la Lombardia ha un tasso di diffusione più che doppio rispetto al resto d’Italia. Tuttavia a livello mondiale la Regione in questione, in cui più o meno è risultata infetta una persona ogni cento, si colloca al 17° posto dietro a Stati Uniti, Brasile, Spagna e a numerose nazioni asiatiche e sudamericane. L’Italia, sia nel suo insieme, sia senza conteggiare la Lombardia, si colloca più in basso nella graduatoria mondiale rispettivamente al 37° e 35° posto, rimanendo comunque al di sotto di nazioni europee come Belgio, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Portogallo, Romania, Russia e Svezia, alcune delle quali in un primo momento della pandemia venivano portate ad esempio per dimostrare come in Italia le misure adottate non fossero adeguate. Con il tempo si è dimostrato che l’Italia ha operato prima e meglio di queste nazioni.

Ma il dato veramente sorprendente, che merita attenzione e di essere approfondito ulteriormente, è quello del numero dei decessi in rapporto alla popolazione, espresso sempre come numero di decessi per centomila abitanti.


abitantidecessiDecessi/100.000
Lombardia10.103.96916.906167,32
Perù32.510.45330.92795,13
Belgio11.539.3289.93586,10
Spagna46.736.77630.24364,71
Bolivia11.513.1007.44764,68
Cile18.952.03812.05863,62
Ecuador17.373.66210.99663,29
Gran Bretagna67.530.17241.68461,73
Italia60.218.43135.65859,21
Stati Uniti329.064.917194.43459,09
Svezia10.036.3795.86058,39
Messico127.575.52971.67856,18
Panama4.246.4392.18751,50
Colombia50.339.44323.28846,26
Francia68.303.23430.88045,21
Italia – Lombardia50.114.46218.75237,42
Olanda17.097.1306.25136,56
Iran82.913.90623.63228,50
Sudafrica58.558.27015.70526,82
Argentina44.780.67711.91026,60
Canada37.411.0479.18824,56
Romania19.364.5574.28522,13
Honduras9.746.1172.08721,41
Iraq39.309.7838.24820,98
Rep. Dominicana10.738.9582.00918,71
Portogallo10.226.1871.87818,36
Oman4.974.98680516,18
Kuwait4.207.08357113,57
Israele8.519.3771.13913,37
Bahrain1.641.17221613,16
Russia145.872.25619.06113,07
Arabia Saudita34.268.5284.36912,75
Costarica5.047.56163312,54
Germania83.517.0459.37111,22
Kazakistan18.551.4271.99910,78
Turchia83.429.6157.2498,69
Ucraina43.993.6383.4007,73
Qatar2.832.0672087,34
Brasile211.049.52713.1196,22
India1.366.417.75483.1986,09
Egitto100.388.0735.6965,67
Marocco36.471.7691.6864,62
Filippine108.116.6154.7324,38
Indonesia270.625.5689.1003,36
Bangladesh163.046.1614.8232,96
Pakistan216.565.3186.3992,95
Venezuela28.515.8295021,76
Nepal28.608.7103791,32
Etiopia98.665.0001.0451,06
Nigeria200.963.5991.0910,54
Singapore5.804.337270,47
Cina1.433.783.6864.7430,33

In questa triste classifica la Lombardia presa a sé stante occupa purtroppo di gran lunga, con 167 decessi ogni centomila abitanti, il primo posto, distanziando nettamente le nazioni (Perù, Belgio e Spagna) che la seguono. Questo dato influisce grandemente sul totale nazionale. Infatti l’Italia (compresa la Lombardia) è al decimo posto di questa classifica con 59 decessi ogni centomila abitanti europei mentre scenderebbe al 17° posto se si escludesse il territorio lombardo. In tal caso l’indice nazionale sarebbe 37, ben al disotto di molti Paesi.

La differenza tra la Lombardia e le altre Regioni è abissale. La frequenza dei decessi in Lombardia è stata finora oltre quattro volte rispetto al resto d’Italia.

Questo primato mondiale non può passare sotto silenzio. Prima ancora che se ne occupi la magistratura, come è probabile che stia facendo, dovrebbero occuparsene il Ministero della Salute e la Regione Lombardia. Non è ammissibile che, per il solo fatto di abitare o lavorare in Lombardia, si sia corso un rischio mortale di gran lunga superiore rispetto al resto d’Italia. Sarà colpa della Regione che ha tardato a prendere decisioni drastiche ed efficaci? Sarà colpa del governo che non ha adottato misure immediate su tutto il territorio nazionale? Sarà colpa della popolazione che ha tardato a capire la gravità della pandemia? Sarà colpa delle aziende sanitarie che, in assenza di indicazioni precise, hanno preso decisioni sbagliate? Sarà colpa degli imprenditori che hanno tardato a chiudere le fabbriche?

Di chiunque sia la colpa resta il fatto, di per sé grave, che la Regione economicamente più forte d’Italia, che è stata sempre presa a modello da chi vede di buon occhio la gestione privatistica o mista della salute, abbia avuto una débacle così drammatica e luttuosa.

Credo che i cittadini lombardi si aspettino e si meritino delle risposte chiare, e chi ha avuto delle responsabilità ne tragga le conseguenze. Gli stessi media finora non hanno messo in risalto come si deve questi numeri impressionanti. Sarebbe ora di farlo.

Published in: on venerdì, 18 settembre, 2020 at 12:16 PM  Lascia un commento  
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Breve guida al referendum

In queste settimane mi sono state poste alcune domande sul referendum del 20 e 21 settembre 2020, soprattutto da chi frequenta i social network come facebook, perché anche su questo argomento circolano notizie false e fuorvianti, con lo scopo non dichiarato di indurre a votare SI o NO.

Partiamo dall’inizio. La nostra Costituzione è considerata rigida, ossia è una fonte del diritto che per essere modificata richiede un percorso molto più lungo e accidentato rispetto alle leggi ordinarie. Innanzitutto perché il testo della legge che intende modificare la Costituzione deve essere approvato due volte (anziché una) da ciascuna delle Camere nella stessa formulazione. E le due approvazioni devono essere distanziate di almeno tre mesi l’una dall’altra.

Altro ostacolo è rappresentato dal fatto che la maggioranza assoluta nella seconda votazione lascia aperta la possibilità che venga richiesto il parere popolare attraverso il referendum. Per non ricorrere al referendum le due Camere devono approvare in seconda lettura la modifica con almeno i due terzi dei voti. Ciò vuol dire che anche l’opposizione, o una parte di essa, è d’accordo. In passato è già successo più volte.

Poiché la modifica che tra pochi giorni dobbiamo accettare o rifiutare è stata approvata in seconda lettura con maggioranza qualificata alla Camera dei Deputati, ma solo con la maggioranza assoluta al Senato, è stato possibile ricorrere al referendum.

Il referendum costituzionale, altrimenti detto referendum confermativo, può essere richiesto da almeno un quinto dei membri di uno dei due rami del Parlamento, oppure da cinquecentomila elettori o da cinque consigli regionali. Tale facoltà è stata esercitata da 71 senatori (ne bastavano 64).

Naturalmente tutte queste regole le trovate scritte nella Costituzione stessa all’articolo 138.

Ma qual è il quesito a cui ci viene chiesto di rispondere? In queste settimane ho sentito e letto molte stupidaggini, per cui è bene chiarire cosa si vuole modificare.

Questo il testo del quesito che troveremo stampato sulla scheda referendaria:

“Approvate il testo della legge costituzionale concernente «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari», approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?”

Ma come cambierà la Costituzione in caso di vittoria del SI?

L’articolo 56 verrà modificato con riduzione del numero dei deputati della Camera da 630 a 400, e della circoscrizione estero con riduzione dei deputati da 12 a 8.

La modifica dell’articolo 57 ridurrà il numero dei senatori da 315 a 200 e della circoscrizione estero da 6 a 3. Ogni regione italiana inoltre avrà un numero minimo di senatori pari a 3 e non più 7.

Infine la modifica dell’art. 59 fisserà un massimo di 5 senatori a vita (ossia di coloro “che hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico o letterario”) nominati dal Presidente della Repubblica.

Queste modifiche naturalmente non porteranno ad un immediato ridimensionamento delle Camere. L’entrata in vigore della riduzione del numero di parlamentari avverrà solo dopo lo scioglimento delle Camere stesse, pertanto la modifica riguarderà la prossima legislatura.

Altra cosa importante: per il referendum costituzionale confermativo, a differenza del referendum abrogativo delle leggi, non è previsto il raggiungimento di un quorum di validità.

L’esito referendario sarà valido indipendentemente dalla percentuale di partecipazione degli elettori. Per assurdo se votasse una sola persona il suo voto varrebbe per tutti gli altri 60 milioni di italiani. Per questo motivo nel referendum confermativo l’astensione, così come le schede bianche o nulle, non influisce sull’esito della consultazione.

Quindi se siete favorevoli alla riduzione del numero dei parlamentari votate SI, se siete contrari votate NO. E’ tutto molto semplice.

I seggi saranno aperti domenica 20 dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. Attenzione però, perché le misure di contenimento del coronavirus rischiano di provocare code fuori dai seggi. Ricordatevi pertanto di portare con voi e di indossare la mascherina, pena la non ammissione nei seggi.

Inoltre per evitare assembramenti nei seggi verranno ammessi al loro interno un numero massimo di elettori, quindi si presume che le code saranno al di fuori dei locali in cui sono collocati i seggi.

In ogni caso informatevi scrupolosamente e scegliete in modo consapevole se votare e come.

Published in: on mercoledì, 9 settembre, 2020 at 7:35 PM  Lascia un commento  
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COVID-19 in Italia: e adesso?

Pubblicato online in lingua inglese su http://www.thelancet.com il 12 marzo 2020 da Andrea Remuzzi e Giuseppe Remuzzi, Department of Management Information and Production Engineering, University of Bergamo, Dalmine, Italy (Prof A Remuzzi EngD); and Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS (Prof G Remuzzi MD). (tradotto in italiano da Enrico Maria Ferrero il 15 marzo 2020)

La diffusione della sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus ha già assunto proporzioni pandemiche, interessando oltre 100 paesi nel giro di poche settimane. È indispensabile una risposta globale per preparare i sistemi sanitari in tutto il mondo. Sebbene le misure di contenimento in Cina abbiano ridotto i nuovi casi di oltre il 90%, questa riduzione non si è ancora verrificata altrove e l’Italia è stata particolarmente colpita. Vi è ora una seria preoccupazione per quanto riguarda la capacità del sistema sanitario nazionale italiano di rispondere efficacemente alle esigenze dei pazienti infetti e che richiedono cure intensive per la polmonite SARS-CoV-2. La percentuale di pazienti in terapia intensiva segnalati quotidianamente in Italia tra il 1 ° marzo e l’11 marzo 2020 è stata costantemente compresa tra il 9% e l’11% dei pazienti che sono stati attivamente infettati. Il numero di pazienti infetti dal 21 febbraio in Italia segue da vicino una tendenza esponenziale. Se questa tendenza continuerà per un’altra settimana, ci saranno 30000 pazienti infetti. Le unità di terapia intensiva saranno quindi al massimo delle loro capacità; entro la metà di aprile 2020 saranno necessari fino a 4000 letti d’ospedale. La nostra analisi potrebbe aiutare i leader politici e le autorità sanitarie a allocare risorse sufficienti, tra cui personale, letti e strutture di terapia intensiva, per gestire la situazione nei prossimi giorni e settimane . Se l’epidemia italiana segue una tendenza simile a quella della provincia di Hubei in Cina, il numero di nuovi pazienti infetti potrebbe iniziare a diminuire già entro 3-4 giorni, allontanandosi dalla tendenza esponenziale. Tuttavia, al momento non è possibile prevederlo a causa delle differenze tra le misure di isolamento sociale e la capacità di costruire rapidamente strutture dedicate in Cina.

Secondo Nature, la diffusione del coronavirus sta diventando inarrestabile e ha già raggiunto i criteri epidemiologici necessari per essere dichiarata pandemia, avendo infettato più di 100000 persone in 100 paesi. Pertanto è disperatamente necessaria una risposta globale per preparare i sistemi sanitari a far fronte a questa sfida senza precedenti. I paesi che sono stati abbastanza sfortunati da essere stati esposti a questa malattia hanno già, paradossalmente, lezioni molto preziose da trasmettere. Sebbene le misure di contenimento attuate in Cina abbiano, almeno per il momento, ridotto di oltre il 90% nuovi casi, questa riduzione non è la medesima in altri paesi, tra cui l’Italia e l’Iran.

L’Italia ha avuto 12462 casi confermati secondo l’Istituto Superiore di Sanità l’11 marzo e 827 morti. Solo la Cina ha registrato più morti a causa di questo focolaio COVID-19. L’età media di coloro che sono morti in Italia era di 81 anni e oltre i due terzi di questi pazienti avevano diabete, malattie cardiovascolari o cancro o erano ex fumatori. È quindi vero che questi pazienti avevano condizioni di salute di base precarie, ma vale anche la pena notare che avevano una sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) causata da una polmonite da coronavirus, sindrome respiratoria acuta grave, che necessita di un supporto respiratorio altrimenti si muore. Dei pazienti deceduti, il 42% aveva un’età compresa tra 80 e 89 anni, il 32,4% aveva un’età compresa tra 70 e 79 anni, l’8,4% aveva un’età compresa tra 60 e 69 anni e il 2,8% aveva un’età compresa tra 50 e 59 anni (quelli di età> 90 anni rappresentavano il 14,1%). [Quindi solo lo 0,3% aveva meno di 50 anni; considerazione del traduttore]

Il rapporto tra maschi e femmine è compreso tra l’80% e il 20% con un’età media più avanzata per le donne (83,4 anni per le donne contro 79 anni per gli uomini). L’8 marzo 2020, il governo italiano ha messo in atto misure straordinarie per limitare la trasmissione virale, inclusa la limitazione dei movimenti nella regione Lombardia, che intendevano ridurre al minimo la probabilità che le persone non infette entrassero in contatto con persone infette. Questa decisione, certamente coraggiosa è importante, ma non è sufficiente. Allo stato attuale, la capacità del nostro sistema sanitario nazionale di rispondere efficacemente alle esigenze di coloro che sono già infetti e necessitano di ricovero in un’unità di terapia intensiva per ARDS, in gran parte a causa della polmonite SARS-CoV-2, è motivo di grave preoccupazione. In particolare, la percentuale di pazienti ricoverati in reparti di terapia intensiva segnalati quotidianamente in Italia, dal 1 ° marzo fino all’11 marzo, era costantemente compresa tra il 9% e l’11% dei pazienti che erano stati attivamente infettati. In Italia abbiamo circa 5200 posti letto in unità di terapia intensiva.

Figura 1: Numero misurato e previsto di pazienti che sono stati infettati e ricoverat in terapia intensiva in Italia. Il grafico A mostra il numero di infezioni nei giorni precedenti e il B mostra le proiezioni per i prossimi giorni [ormai già passati, osservazione del traduttore]


Di questi, dall’11 marzo ben 1028 sono già dedicati ai pazienti con infezione da SARS-CoV-2, e nei prossimi giorni questo numero aumenterà progressivamente al punto che migliaia di posti letto saranno presto occupati da pazienti con COVID-19. Dato che la mortalità dei pazienti che sono gravemente malati di polmonite SARS-CoV-2 è alta e che il tempo di sopravvivenza dei non sopravvissuti è di 1-2 settimane, il numero di persone infette in Italia probabilmente metterà a dura prova i reparti di terapia intensiva dei nostri ospedali, alcuni dei quali non dispongono di risorse o personale adeguati per far fronte a questa emergenza. Nella regione Lombardia, nonostante gli straordinari sforzi per limitare la circolazione delle persone a spese dell’economia italiana, abbiamo a che fare con una paura ancora maggiore: il numero di pazienti che si presentano al pronto soccorso diventerà molto più grande di quanto il sistema possa fronteggiare. Il numero di letti di terapia intensiva necessari per dare al massimo numero di pazienti la possibilità di essere curati raggiungerà diverse migliaia, ma il numero esatto è ancora oggetto di discussione tra gli esperti. Gli operatori sanitari lavorano giorno e notte dal 20 febbraio e in tal modo circa il 20% (n = 350) di loro è stato infettato e alcuni sono morti. La Lombardia sta rispondendo alla mancanza di posti letto per i pazienti con COVID-19 inviando pazienti che necessitano di cure intensive ma che non sono infetti da COVID-19 negli ospedali al di fuori della regione per contenere il virus.

Previsioni. Le seguenti previsioni sono predisposte per preparare i nostri leader politici – quelli che hanno la maggiore responsabilità dei sistemi sanitari nazionali e del governo a livello regionale, nonché le autorità sanitarie locali – per ciò che si prevede accada nei giorni e nelle settimane a venire.

Possono quindi attuare misure riguardanti le risorse del personale e i letti d’ospedale per affrontare le sfide di questo momento difficile. Il numero ufficiale di persone infette durante l’epidemia di virus COVID-19 in Italia è indicativo della diffusione dell’infezione e delle sfide che verranno poste agli ospedali italiani e, in particolare, alle strutture di terapia intensiva. Il numero di pazienti infetti è stato pubblicato quotidianamente dal 21 febbraio 2020. È possibile adattare i dati disponibili per il numero di pazienti che sono stati infettati attivamente in un modello esponenziale, come riportato nella figura 1A. Il valore è risultato coerente con il numero di pazienti infetti segnalati dal Ministero della sanità italiano. La coerenza tra la previsione esponenziale e i dati riportati è molto stretta fino al giorno 17. Se l’aumento del numero di pazienti infetti segue questo trend per la settimana successiva, ci saranno più di 30.000 pazienti infetti entro il 15 marzo, come mostrato nella figura 1B. Sulla base della previsione della curva esponenziale e dell’ipotesi che la durata dell’infezione sia compresa tra 15 e 20 giorni, è possibile calcolare che il numero sia simile a quello riportato per la fase iniziale dell’epidemia nella città di Wuhan, in Cina. Il numero di pazienti ricoverati in terapia intensiva e le unità di cura sono aumentate in modo simile in Italia, con una tendenza esponenziale fino all’8 marzo. La migliore corrispondenza dei dati riportati dal Ministero della Salute italiano può essere ottenuta utilizzando lo stesso esponente come si vede in Figura 2.


Figura 2: Numero misurato e previsto di pazienti in unità di terapia intensiva in Italia. La linea tratteggiata rappresenta la capacità stimata dei letti di terapia intensiva in Italia.

I dati disponibili fino all’8 marzo mostrano che la tendenza nel numero di pazienti che dovranno essere ricoverati in unità di terapia intensiva aumenterà in modo sostanziale e incessante nei prossimi giorni. Possiamo prevedere con un discreto grado di precisione che questo numero arriverà a saturare il sistema sanitario nazionale nel giro di pochi giorni. Considerando che il numero di letti disponibili nelle unità di terapia intensiva in Italia è vicino a 5200 e supponendo che la metà di questi letti possa essere utilizzata per i pazienti con COVID-19, il sistema sarà alla massima capacità, secondo questa previsione, entro il 14 marzo 2020. Questa situazione è difficile, dato che si prevede che il numero di pazienti che dovranno essere ricoverati nell’unità di terapia intensiva aumenterà ulteriormente dopo tale data, come mostrato nella figura 2B. A questo punto, la domanda più importante è se l’aumento del numero di pazienti infetti e di quelli che necessitano di ricovero in terapia intensiva continuerà a crescere esponenzialmente e per quanto tempo. Se il cambiamento nella pendenza della curva non avrà luogo presto, i problemi clinici e sociali assumeranno dimensioni ingestibili, che dovrebbero avere risultati catastrofici. L’unico modo in cui possiamo fare tali previsioni è confrontando le tendenze dei dati raccolti nella regione di Hubei in Cina per l’infezione con quella per la popolazione italiana. Dal rapporto ufficiale della Missione congiunta OMS-Cina sulla malattia da Coronavirus 2019 è possibile ricavare la curva cumulativa dei pazienti infetti sin dall’inizio della serie di dati.

Questi dati, come riportato nella figura 3, mostrano che la fase iniziale dell’epidemia ha seguito la tendenza esponenziale attesa, con lo stesso esponente precedentemente calcolato per il numero di pazienti italiani che erano stati infettati. A partire dal 7 gennaio, il numero cumulativo di pazienti infetti ha iniziato a divergere dalla tendenza esponenziale 20 giorni dopo. Se l’epidemia italiana segue una tendenza simile a quella cinese, possiamo suggerire che il numero di nuovi pazienti infetti potrebbe iniziare a diminuire entro 3-4 giorni dall’11 marzo. Allo stesso modo, possiamo prevedere che la curva cumulativa dei pazienti infetti raggiungerà il picco 30 giorni dopo, con il carico massimo per le strutture cliniche per il trattamento di questi pazienti previsto per quel periodo.

La previsione più difficile è il numero massimo di pazienti infetti che saranno raggiunti in Italia e, soprattutto, il numero massimo di pazienti che dovranno accedere alle unità di terapia intensiva. Questa previsione è di importanza cruciale per pianificare nuove strutture ospedaliere in Italia e per calcolare il periodo di tempo entro cui dovranno essere disponibili. Sul presupposto che la regione di Hubei in Cina ha una popolazione leggermente inferiore all’Italia (circa 50 milioni contro 60), abbiamo ipotizzato che la tendenza verso il numero massimo di pazienti che sono stati infettati attivamente sarà simile nei due territori. Nel fare ciò non si può prescindere dal fatto che l’effetto delle restrizioni di viaggio sulla diffusione dell’epidemia COVID-19 e le misure comunitarie straordinarie adottate all’interno e al di fuori di Wuhan è improbabile che vengano replicati altrove.

Inoltre, l’attuale approccio a questi pazienti in Lombardia implica interventi non farmacologici e farmacologici, compresi i farmaci antiretrovirali, che potrebbero essere diversi dall’epidemia di Wuhan, e potrebbe distorcere il calcolo. Ci rendiamo anche conto che è eterogenea la dinamica di trasmissione tra la città di Wuhan e altrove nella provincia, dove il numero di persone infette è rimasto inferiore. Pertanto, potrebbe non essere irrealistico supporre che cosa accadrà presto in Italia se rispecchiasse cosa è successo a Hubei. Certo, sarebbe stato di più appropriato confrontare direttamente la megalopoli di Wuhan (19 milioni di persone) con la regione Lombardia (9 milioni di persone), ossia la regione più gravemente colpita in Italia al momento, ma tali dati non sono disponibili.

Tuttavia al momento non disponiamo di ulteriori prove che possiamo prendere in considerazione per fare ipotesi più solide per quanto riguarda il numero esatto di pazienti che saranno infettati nei prossimi giorni o settimane. Sulla base dei dati disponibili, il numero di pazienti infetti nella regione di Hubei ha raggiunto circa le 38000 unità alla fine di Febbraio 2020, quando il numero di nuovi casi sono diminuiti quasi a zero. Dato che finora la percentuale di pazienti che richiedono un trattamento ARDS è vicina al 10% per i pazienti che sono stati infettati attivamente, almeno in

Lombardia, possiamo presumere che avremo bisogno di circa 4000 posti letto in unità di terapia intensiva durante il periodo peggiore di infezione, che dovrebbe verificarsi entro circa 4 settimane dall’11 marzo. Per l’Italia è una sfida, così come lo sono ora poco più di 5200 letti di terapia intensiva in totale. Lo scopo ora è aumentare questo numero per far fronte in sicurezza alle future urgenze.

Secondo le nostre previsioni abbiamo solo poche settimane per raggiungere questo obiettivo in termini di approvvigionamento di personale, attrezzature tecniche e materiali. Queste considerazioni potrebbero applicarsi anche ad altri paesi europei che potrebbero avere un numero simile di pazienti infetti e bisogni simili per quanto riguarda i ricoveri in terapia intensiva. Dal 1978 l’Italia ha il privilegio di disporre di un sistema sanitario nazionale (Servizio Sanitario Nazionale), che è stato rimodellato dal 1992 al 1993. I suoi principi e la sua organizzazione derivano dal modello del servizio sanitario nazionale britannico e si basa su tre principi fondamentali. Il primo principio è l’universalità: tutti i cittadini hanno pari diritto ad accedere ai servizi forniti dal sistema sanitario nazionale. Il secondo è la solidarietà: ogni cittadino contribuisce al finanziamento del servizio sanitario nazionale in base ai propri mezzi, attraverso una tassazione progressiva. Il terzo è l’uniformità: la qualità dei servizi forniti dal servizio sanitario nazionale a tutti i cittadini in tutte le regioni deve essere uniforme. Tutti gli individui dovrebbero pagarlo come contribuenti, ogni persona che dà poco riceve molto in cambio, se si ammala.

Conclusione. In teoria siamo in una posizione migliore rispetto a molti altri paesi per reagire all’attuale epidemia. Tuttavia, è necessario adottare un approccio aggressivo per i pazienti che sono gravemente malati, incluso sovente il supporto ventilatorio. La capacità del sistema di rispondere alle mutevoli circostanze è stata sottoposta a un’enorme pressione, almeno nella regione Lombardia, dove due focolai sono già emersi dal 21 febbraio. Prevediamo che se la tendenza esponenziale continuerà per i prossimi giorni, sarà necessario avere a disposizione ogni settimana 2500 letti ospedalieri in più per i pazienti in reparti di terapia intensiva per curare le ARDS causate dalla polmonite SARS-CoV-2 in Italia. Nel frattempo, il governo si sta preparando a approvare una legislazione che consentirà al servizio sanitario di assumere 20000 e più medici e infermieri e di fornire 5000 e più ventilatori agli ospedali italiani. Queste misure sono un passo nella giusta direzione, ma il nostro modello ci dice che devono essere implementate con urgenza, nel giro di pochi giorni. Altrimenti, un numero considerevole di morti inutili diventerà inevitabile. Gli specialisti in terapia intensiva stanno già valutando di negare le cure salvavita ai più malati e di dare la priorità a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di sopravvivere se e quando dovranno decidere a chi fornire la ventilazione. Questo atteggiamento è già stato criticato dall’attuale presidente del Comitato di Bioetica italiano che, in una recente dichiarazione a stampa laica, ha dichiarato che la Costituzione riconosce il diritto di ogni individuo a ricevere tutte le cure sanitarie necessarie. Potrebbero non riconoscere che la realtà è che i reparti di terapia intensiva traboccano di pazienti e che COVID-19 non è una malattia benigna. I nostri medici e infermieri sono eroi moderni in una guerra inaspettata contro un nemico difficile. Nel prossimo futuro, non avranno scelta. Dovranno seguire le stesse regole con cui gli operatori sanitari rimangono nelle zone di conflitto e di disastro. Speriamo che la presente analisi aiuterà i leader politici e le autorità sanitarie a muoversi il più rapidamente possibile per garantire che vi siano risorse sufficienti, tra cui personale, letti ospedalieri e strutture di terapia intensiva, per ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane. Infine, la nostra analisi tende a suggerire che le misure per ridurre la trasmissione dovrebbero certamente essere implementate, come ha fatto il nostro governo il 9 marzo, inibendo il movimento delle persone e le attività sociali, a meno che non sia strettamente necessario. Piuttosto che rivedere la zona senza visti di Schengen, il modo più efficace per contenere questo focolaio virale nei paesi europei è probabilmente quello di evitare stretti contatti a livello individuale e incontri sociali in ciascun paese.

Published in: on domenica, 15 marzo, 2020 at 9:54 am  Lascia un commento  

L’Unione Europea sta su Marte o i marziani stanno in Italia?


Tutto si potrà dire del Ministro Paolo Savona tranne che non sia esperto di economia e di Europa. Non a caso è stato Ministro dell’industria nel governo Ciampi ed è attualmente Ministro per gli affari europei. Non solo, è stato anche ad un passo dall’essere l’attuale Ministro dell’economia se non fosse per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale aveva avanzato delle perplessità a causa dell’atteggiamento critico di Savona nei confronti dell’euro.

Molti si sono stupiti perché negli ultimi giorni il Ministro Savona sembra essersi trasformato da euroscettico a responsabile, arrivando a suggerire di riscrivere la manovra economica, secondo le indicazioni provenienti dall’UE, per renderla più coerente agli obiettivi di crescita dichiarati.

italia-prenda-per-mano-europa.jpgQuindi il Ministro Savona ha cambiato idea? Niente affatto, dall’alto della sua esperienza sa bene che lo scontro con l’UE, così come voluto da Salvini a scopi meramente elettoralistici, rischia di trasformarsi in una Waterloo economica. Savona sa benissimo che il passaggio cruciale per l’economia italiana sarà a gennaio quando verranno messi all’asta i BTP più importanti. Se le cose andranno male, come è facile ipotizzare, il rischio di una rapida deriva economica sarà molto concreto. Non va dimenticato che il Ministro Savona è, tra le tante altre cose, azionista di Euklid, fondo speculativo britannico di tecnofinanza che gestisce risparmi e investimenti attraverso metodi di trading algoritmico, e del cui Consiglio di Amministrazione è stato anche presidente.

A questo punto la domanda che sorge spontanea è: l’attuale governo in cui le anime che vi convivono sono quanto di più disomogeneo esista, potrà reggere nei prossimi mesi? Da un lato Salvini, uomo solo al comando della Lega e del Governo, che è impegnato 24 ore al giorno a ripetere il mantra che l’Unione Europea vuole il male dell’Italia, al fine di passare all’incasso dei voti il 26 maggio, stante anche l’attuale totale assenza dei competitori nel campo europeista. Dall’altro il M5S che è dilaniato da discussioni interne, come i veri partiti, su come gestire tutte le iniziative legislative non previste dal contratto di governo e astutamente avanzate da Salvini al solo scopo di indebolire l’alleato.

In questo quadro non proprio ottimistico si innesta un’ulteriore questione di cui nessuno ha parlato, benché sia fin troppo evidente. Si tratta della probabile incostituzionalità della legge di bilancio. Finora sembra che nessuno, tranne forse il Presidente Mattarella che qualche segnale lo sta dando, si sia ricordato che l’articolo 97 della Costituzione stabilisce che “Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”. Il principio del pareggio di bilancio, che si applica dal 2012, è quindi stato costituzionalizzato e, come ogni altro principio costituzionale, deve essere rigorosamente osservato dal legislatore.

Se quindi la legge di bilancio verrà approvata nei termini con cui il Governo sembra deciso ad approvarla, nonostante i richiami dell’UE, si aprono due possibili scenari.

Il primo è la possibilità che il Presidente della Repubblica non la firmi e la respinga con messaggio motivato alle Camere per una nuova deliberazione. Il secondo è che per più punti della legge stessa possano aprirsi dei contenziosi davanti alla Corte Costituzionale, con il rischio che la manovra venga riscritta da quest’ultima a posteriori. E quest’ultimo scenario è decisamente quello che tutti, anche il Ministro Savona, vorrebbero evitare. Tutti tranne Salvini che fin d’ora ha già il nome del responsabile di un eventuale disastro: l’Europa.

Ultima considerazione. L’Unione Europea è un’unione di persone, di popoli e di Stati, variamente rappresentati all’interno delle sue istituzioni. Attualmente il presidente dell’europarlamento è l’italiano Tajani, il presidente della BCE è l’italiano Draghi, l’alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza è l’italiana Mogherini, nei banchi dell’europarlamento siedono 73 italiani (solo la Francia con 74 e la Germania con 96 ne hanno di più). Tutte queste persone dovrebbero fare gli interessi dell’Unione ma anche rappresentare l’Italia. Forse in questi anni non l’hanno fatto nel migliore dei modi se in Italia oggi è così facile far credere alle persone che l’Europa è un insieme di burocrati e di regole inutili. Dimenticando del tutto cos’era l’Europa nel secolo scorso quando guerre, confini, dazi e  quant’altro gravavano sul benessere fisico ed economico di cinquecento milioni di persone.

Enrico Maria Ferrero

Published in: on domenica, 25 novembre, 2018 at 2:04 PM  Lascia un commento  

West Nile Disease, storia di cavalli, esseri umani e zanzare

La Malattia del Nilo Occidentale, o West Nile Disease in inglese, è una di quelle malattie esotiche anche nel nome che destano sempre preoccupazione perché poco conosciute. Ed è giusto preoccuparsi quando ci si trova in presenza di un evento che conosciamo poco e che potrebbe mettere a rischio la nostra salute. A maggior ragione quando i messaggi vengono veicolati dai media più diffusi sui quali è difficile verificarne le fondamenta scientifiche. Anzi, al contrario, per l’esigenza di vedere rilanciate le proprie news chi scrive tende sempre ad enfatizzare gli aspetti che generano paura in chi legge.
E’ pur vero che anche la Malattia del Nilo Occidentale può avere esito fatale, soprattutto quando colpisce i soggetti più deboli o per motivi di età o perché già indeboliti da altre malattie concomitanti. Ma questo accade per tutte le malattie in genere, da quelle virali come l’influenza a quelle batteriche come le faringiti da streptococco o ancora a quelle parassitarie come l’idatidosi-echinococcosi.
Innanzitutto perché questa malattia si chiama così? In origine il virus che ne è causa fu isolato nel 1937 in Uganda nel distretto del West, per poi essere successivamente trovato in Egitto negli esseri umani, negli uccelli e negli insetti. Oggi il virus della West Nile Disease è presente un po’ ovunque nei vari continenti, anche in Italia, dove fu trovato per la prima volta nel 1998 in Toscana. Da allora, ogni estate, ha fatto la sua ricomparsa in diverse Regioni. Per questo motivo dopo il 1998 il Ministero della Salute ha deciso di mettere in piedi un Piano di Sorveglianza Nazionale che poi ogni Regione ha adattato secondo le sue caratteristiche. Questi piani hanno lo scopo di individuare rapidamente la circolazione del virus nei mesi estivi, ossia qualdo le zanzare ricompaiono dopo il freddo dei mesi invernali, attraverso controlli svolti dai servizi di sanità animale delle ASL su cavalli, volatili e zanzare.
Per questa malattia l’uomo è considerato un “fondo cieco”, ossia chi viene infettato non può trasmettere la malattia ad altri uomini o animali. L’unico modo in cui la malattia può trasmettersi da uomo a uomo è la trasfusione di sangue o il trapianto i organi. Per questo motivo vengono sospesi i donatori di sangue che negli ultimi 28 giorni abbiano trascorso anche solo una notte in una provincia in cui è stata dimostrata la circolazione del virus. In queste ultime province invece tutte le sacche di sangue raccolte vengono sottoposte a dei test che escludano la presenza del virus a tutela dei riceventi.
Come si trasmette quindi questa malattia che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici come gazze, cornacchie e simili? La West Nile Disease viene trasmessa dalle zanzare comuni, quelle del genere Culex che ci infastidiscono nelle notti d’estate. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli malati, poi o pungono altri uccelli o altri ospiti accidentali come l’uomo o i cavalli trasmettendo loro il virus. E’ chiaro che essendo l’Italia un Paese in cui c’è sovrabbondanza di zanzare e di volatili selvatici (basti pensare a luoghi come la pianura Padana), la malattia si è insediata in modo stabile. Ma, visto il necessario veicolo delle zanzare comuni, la diffusione avviene ogni anno solamente nei mesi più caldi. Quello che va ribadito in modo chiaro è che questa malattia non è contagiosa, non si trasmette da uomo a uomo, né da uomo a zanzara. L’unico modo che hanno uccelli, cavalli e uomini per infettarsi è farsi pungere da una zanzara infetta.

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Questa estate, a differenza degli anni precedenti, è stata evidenziata una circolazione precoce ed estesa del virus, soprattutto nelle Regioni del nord, dal Piemonte al Veneto. Questa informazione deriva da quel sistema di controlli di cui si è già detto, effettuati dalle ASL sui volatili rinvenuti morti, sulle zanzare catturate con trappole apposite e sul sangue prelevato dai cavalli, altra specie sensibile al virus ma, come l’uomo, “fondo cieco”.
La malattia nell’uomo, nella maggior parte dei casi, si manifesta dopo un periodo di incubazione che va da pochi giorni fino a due settimane, ma solo una persona su quattro mostrerà febbre, mal di testa, nausea e malessere generalizzato, sintomi talmente generici che non inducono certo i medici a supporre di trovarsi di fronte a un caso di West Nile Disease, piuttosto ad una forma influenzale.
Se invece compaiono dolori muscolari, alle articolazioni, aumento dellle dimensioni dei linfonodi, eruzioni cutanee e difficoltà a respirare, allora il medico deve poter fare una diagnosi di malattia, a maggior ragione se si è d’estate ed in un territorio in cui è già stata dimostrata la circolazione virale.
Solo occasionalmente, in quella minima percentuale di pazienti già debilitati per altri motivi, la malattia può evolvere e complicarsi sfociando in meningite o encefalite. In questi casi i sintomi più comuni sono febbre elevata, debolezza estrema, forte mal di testa, paralisi flaccida, alterazione dello stato di coscienza, tremori e convulsioni fino, nei casi più gravi, coma e morte.
Quindi ogni estate ci si aspetta la comparsa di alcuni casi di malattia e di pochi casi con esito fatale. Quest’anno i casi sono già due, un numero infinitamente più basso rispetto ad altre cause di morte molto più banali come i colpi di calore o le infezioni gastrointestinali, per non parlare degli incidenti domestici, stradali o sul lavoro.
Bisogna quindi rassegnarsi e sperare di non essere infettati? Ovviamente no, qualcosa si può fare. Ad esempio le ASL ogni primavera possono informare i medici di base sulla possibilità che nei loro territori possa circolare il virus nei mesi estivi. Possono essere organizzati incontri con i medici, la popolazione, gli studenti per diffondere la conoscenza della malattia e delle contromisure adottabili. Dove si riscontra la circolazione virale i Comuni dovrebbero effettuare degli interventi di disinfestazione, in particolare nelle vicinanze dei luoghi in cui sono stati rinvenuti casi umani ed animali di malattia o dove le zanzare sono state trovate positive. Attività di disinfestazione che possiamo svolgere anche noi nei siti più frequenti di sviluppo delle larve (tombini, sottovasi, fossati, acque stagnanti). In questi modi si può evitare di allevare zanzare nei propri giardini o balconi.
A livello individuale sono invece consigliabili ed efficaci i mezzi di prevenzione tradizionali contro le zanzare come gli insettorepelenti cutanei o più semplicemene basta indossare capi di abbigliamento che coprano braccia e gambe o installare zanzariere a porte e finestre nelle zone in cui il numero della zanzare è cospicuo.
Per un aggiornamento settimanale sulla diffusione dei casi umani della malattia in Italia è possibile consultare il bollettino del Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità http://www.epicentro.iss.it/problemi/westNile/bollettino.asp

Published in: on lunedì, 6 agosto, 2018 at 8:21 am  Lascia un commento  
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Pillole riCostituenti 1 (un po’ di storia)

Più di duemila anni fa Aristotele diceva che “anche quando le leggi sono scritte, non dovrebbero mai rimanere immutate” e in effetti così è. Prima o poi le regole su cui si basa la convivenza civile degli esseri umani sono destinate a cambiare. O a sparire.

La Costituzione Repubblicana non sfugge a questa regola. E in effetti nei suoi quasi settant’anni di vita ha subito ritocchi e modifiche più o meno sostanziosi. Tra il 1963 ed il 2012 sono state ben 15 le leggi di revisione costituzionale.

In genere si trattava di modifiche di singoli articoli o, nei casi più estremi, di un gruppo di articoli. Oggi però il Parlamento propone una modifica più profonda, per la quale non è stato possibile raggiungere un accordo tra maggioranza ed opposizione. Solo due volte in passato era accaduto. Nel 2001 quando la riforma fu approvata dal referendum popolare e nel 2006 quando invece la proposta venne bocciata dai cittadini.

Ma perchè è così difficile modificare la Costituzione? (continua)

 

 

Published in: on mercoledì, 20 aprile, 2016 at 1:49 PM  Lascia un commento  

Perchè Sanremo è Italia

Sanremo.

Stanno emergendo ulteriori particolari relativi all’operazione “furbetti del cartellino”. Oltre alle videocamere piazzate vicino alle macchinette timbratrici sembra che siano stati installati anche degli innovativi lettori del pensiero. Queste straordinarie apparecchiature consentono di leggere nella mente delle persone e sono estremamente utili nel corso delle indagini, perchè aiutano a capire cosa realmente stavano facendo i dipendenti comunali.

Alcune anticipazioni stanno già circolando in rete e sono stupefacenti. Ne anticipiamo qualcuna, indicando ora e nome di fantasia (per ovvi motivi di tutela della riservatezza) delle persone controllate.

Ore 6,50 Giacomo. Dove ho messo tutti i badges? cavolo sono quasi le 7 e non abbiamo ancora timbrato. Ah, eccoli! allora incominciamo: e uno (bip), e due (ribip), e tre (aribip) …… e centocinquanta (ariririri….bip). Pfffff che fatica! Me lo sono proprio meritato un po’ di riposo,per cui ora vado al bar a leggermi i quotidiani. Vedi mai che abbiano arrestato qualche politico visto che sono tutti dei cornuti corrotti e dei gran ladroni. Ah, ma se comandassi io saprei cosa fare, per ominciare tutti in galera! Ma che fa questo qui dietro di me? è da dieci minuti che mi osserva. E’ proprio vero che la gente non si fa mai i cazzi suoi. Va beh, forse dovrà strisciare anche lui un po’ di badges e avrà fretta di tornare alle sue occupazioni.

Ore 7,00 Marco. Finalmente ha finito. Che vergogna, ogni volta è la stessa storia, cambia la persona ma chiunque arrivi ha una sfilza di badges da timbrare. Io l’ho detto al capo, ma dalla sua risposta evasiva ho pensato che anche il suo badge passi in quelle mani. Si, mi ha proprio detto così: ma non si preoccupi che le cose importanti sono altre. Dal suo punto di vista ha ragione, lui prende lo stipendio e in più ha una fiorente attività commerciale che ha sviluppato negli anni proprio grazie alle conoscenze che ha fatto con il suo lavoro pubblico. Mica posso mettermi contro di lui e contro tutte queste persone, anche se devo fare la loro parte di lavoro. Va beh (sospiro), strisciamo il badge e cominciamo la giornata (bip).

7,30 Anna. Presto presto, devo strisciare il badge di corsa (bip) che ho lasciato i bambini in auto in seconda fila e siamo in ritardo per la scuola.

7,31 Giorgia. Chissà perchè Anna aveva così fretta. Lei è una importante, forse avrà avuto qualche appuntamento con persone che contano. Beata lei che ha un lavoro così interessante. (bip)

8,01 Antonio. Eccoci qui, una nuova giornata schifosa sta per iniziare. Quasi quasi non striscio il badge e me ne vado in spiaggia a guardare le onde. Sì, ma poi chi porta a casa lo stipendio? e i miei bambini? da quando avevo segnalato quei colleghi che in orario di servizio facevano di tutto tranne che lavorare nessuno mi rivolge più la parola. E mi hanno anche demansionato. E hanno cercato in tutti i modi di dimostrare che sono io quello che ruba lo stipendio. Vermi schifosi. Chissà se un giorno arriverà qualcuno a fare giustizia, anche se sarà sempre troppo tardi. Dai Antonio, tappati gli occhi, il naso e il fondoschiena e combatti. (bip)

9,59 Paolo. Ciao macchinetta infernale. Non mi fotti, oggi ci ha già pensato Giovanni tre ore fa. Adesso passo un attimo in ufficio che devo fare un paio di telefonate e poi vado a fare la spesa che entro mezzogiorno mia moglie mi aspetta per pranzo.

N.d.A Fatti, persone e luoghi citati sono frutto della fantasia dell’autore e nulla hanno a che vedere con fatti realmente accaduti.

Sanremo cento anni fa.

Published in: on giovedì, 29 ottobre, 2015 at 12:56 PM  Lascia un commento  
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